Informarexresistere.fr, tre giorni fa, ha pubblicato questa notizia. Foto inedite, tratte da un sito cinese, che testimoniano gli abusi sessuali dei soldati americani ad Abu Ghraib (Iraq) su alcune donne civili. Il tutto a pochissimo tempo di distanza dalla diffusione di un video (vero) che documenta l’uccisione di alcuni talebani da parte dei marines americani che, non contenti, orinano sui loro cadaveri. Luogo simile (Afghanistan), situazione simile. L’associazione mentale è fatta.
Abbiamo verificato una foto esclusivamente perché si trova in un gruppo di altre che già conosciamo e che, come spiegato nell’articolo, Obama ha in parte rese pubbliche. Cosa effettivamente successa (le foto degli stupri sarebbero tra quelle non pubblicate, quindi ha ragione Informarexresistere). Invece no, la foto potrebbe non c’entrare nulla.
Intanto scopriamo che l’articolo pubblicato il 18 gennaio 2012 su Informarexresistere è scopiazzato da quest’altro, datato 28 maggio 2009 (c’è persino lo stesso refuso su Kiberties) e che riprende un articolo del Daily Telegraph uscito il giorno prima, di cui parleremo a breve. Torniamo in Cina. Nella home di yz68.com campeggia una frase che avverte sui contenuti non adatti a bambini, cosa in effetti giusta, e troviamo la bizzarra sezione “Crimini violenza sessuale” che apriamo. In una colonna laterale appare questo articolo. Esso contiene tutte le foto riportate da Informarexresistere. Si cita Wayne Madsen, giornalista statunitense, come fonte. Ci penseremo più avanti.
Nel frattempo, per scrupolo, verifichiamo la fonte del Daily Telegraph. Nel 2009, il giornale britannico intervistò Antonio Taguba, ex generale statunitense, che confermò l’esistenza delle foto. Lo dice anche il Taguba Report, indagine condotta dall’ex generale sugli abusi di Abu Ghraib che confermò torture e stupri portando all’arresto di alcuni soldati americani.
A questo punto proviamo a dotarci di un’arma in più, un motore di ricerca cinese, altrimenti vagheremmo per anni fra tonnellate di pagine da tradurre. Finiamo così su Baido, che pare essere il sesto motore di ricerca al mondo. Consapevoli del fatto che la censura cinese potrebbe aver fatto sparire i contenuti che ci interessano, copiamo il titolo che abbiamo già utilizzato e lo buttiamo su Baido. Dopo aver trovato un sito (nowthatsfuckedup.com) rimosso dopo l’arresto nel 2006 del fondatore Christopher Wilson, ex veicolo illegale di truci immagini dall’Iraq, ci imbattiamo in questo link. Ritroviamo alcune immagini note ma con una storia diversa. Le donne in foto sarebbero delle ragazze costrette dalle famiglie a prostituirsi in cambio del denaro dei soldati, una storiaccia già uscita tempo fa. Ambiguità che nasce già in Cina.
I siti che ricopiano integralmente articolo e immagini da noi trovati sono innumerevoli. Questa mastodontica ridondanza stride però con l’assoluto silenzio apparente del resto del mondo. Troviamo, in compenso, un sito francese che ne parla in un articolo del 18 dicembre 2011. Il sito è “La voce Fulah”, che richiama una piccola società di pastori dell’Africa occidentale tradizionalmente di fede musulmana. Gli unici siti che diffondono le foto sono quindi palesemente schierati.
Guardiamo le date di uscita. Informarexresistere esce il 18 gennaio 2012 (a pochi giorni dal video dei marines già citato), Lavoixpeuhle (“La voce Fulah”) esce il 18 dicembre 2011 (giorno in cui gli ultimi soldati americani avrebbero ufficialmente abbandonato l’Iraq), club.china.com il 18 febbraio 2011 (nei giorni in cui esplode la protesta nel Nord Africa che porterà alla caduta di Mubarak, Ben Alì e Gheddafi) e yz68 il 20 aprile 2010 (un paio di settimane dopo la diffusione di un video che mostra le uccisioni di civili da parte degli Usa). Troppe combinazioni. Oltre alla Cina, di cui conosciamo lo schieramento politico e la censura, i siti occidentali citati sono fortemente ideologizzati.
Ma ci siamo dimenticati di Wayne Madsen! Torniamo su Google e cerchiamo, genericamente, “madsen foto usa abu ghraib”. Finiamo su Google Books alla pagina di un libro curato da Manolo Farci e Simona Pezzano, dal titolo “Blue lit stage. Realtà e rappresentazione mediatica della tortura”, entrambi dottorandi, nel 2009 (anno di pubblicazione del libro), presso l’Università IULM di Milano e autori di diversi volumi.
Ecco cosa scrive Manolo Farci nel saggio “The body horror picture show” al quale Google ci rimanda: «Un episodio significativo per comprendere questo intreccio tra tortura reale e fiction pornografica è quello avvenuto nel gennaio 2008 quando Wayne Madsen, un sedicente giornalista investigativo ed ex agente della NSA (servizi segreti interni americani, ndr), ha pubblicato alcune foto “esclusive” di guardie carcerarie militari Usa che sodomizzano una ragazza irachena detenuta ad Abu Ghraib, senza però citare le sue fonti. In realtà, si trattava di un noto e vecchio falso: le immagini, prese da un sito pornografico, già nel 2004 erano state spacciate come foto di Abu Ghraib e avevano avuto una tale circolazione sul web, che perfino il Boston Globe era arrivato a pubblicarle. […] le foto del presunto stupro di Abu Ghraib sono state ampiamente usate dalla stampa e dai siti favorevoli alla guerra: una volta scoperto che quelle foto erano spezzoni appartenenti a un film pornografico, l’informazione filo-Bush ha gridato che di conseguenza non erano mai avvenuti stupri nei centri di detenzione irachena […] Non è possibile risalire a chi per primo ha diffuso le false diapositive, ma è difficile pensare che non lo abbia fatto con il fine di screditare le vere testimonianze relative a stupri su detenute irachene».
Ma quali sono le foto diffuse da Wayne Madsen? Eccone una, presa da qui.
EDIT 22 gennaio 2012:
Dopo la pubblicazione di questo articolo, l’originale pezzo diffuso da Informarexresistere è stato misteriosamente rimosso. Non ne conosciamo le ragioni e non abbiamo trovato tracce di rettifica. Ha subito lo stesso destino anche l’analogo (meglio dire identico) articolo pubblicato da controinformazione.org. Per provare che non ci siamo inventati niente, basti guardare le didascalie delle foto che aprono il nostro pezzo, le quali riportano in basso il “marchio” di Informarexresistere, con stesso font e stile di scrittura del sito di “controinformazione”. Che si siano accorti dell’errore?
2 risposte a "Abu Ghraib, abusi veri e foto false"