Disinformare per esistere: la differenza tra vero e veritiero
[Tempo di lettura: circa 15 minuti]
Non siamo così ingenui da non sapere che in guerra, purtroppo, gli stuprisono da sempre pratica comune delle truppe militari per offendere, terrorizzare e annientare il nemico. Pratica che colpisce la popolazione civile. Lo sappiamo e lo troviamo vergognoso, niente potrà mai legittimarlo; sosterremo questa posizione finché camperemo.Fatta questa premessa, bisogna anche precisare che in situazioni di questo genere, la componente ideologica (da un lato e dall’altro) può produrre una serie di notizie veritiere che si basano su fondamenti non abbastanza solidi o non verificabili. Scopo del giornalista è andare a vedere dove e come nasce la notizia ed eventualmente pubblicare solo i materiali verificati.

Informarexresistere.fr, tre giorni fa, ha pubblicato questa notizia. Foto inedite, tratte da un sito cinese, che testimoniano gli abusi sessuali dei soldati americani ad Abu Ghraib (Iraq) su alcune donne civili. Il tutto a pochissimo tempo di distanza dalla diffusione di un video (vero) che documenta l’uccisione di alcuni talebani da parte dei marines americani che, non contenti, orinano sui loro cadaveri. Luogo simile (Afghanistan), situazione simile. L’associazione mentale è fatta.

Ecco alcune foto incriminate.
La prima cosa che salta all’occhio – dopo gli stupri, naturalmente – è la presenza di tutte quelle scritte che citano la presunta provenienza delle immagini. Principalmente il sito express-news.it (erroneamente indicato nell’articolo di Informarexresistere come euro-news.it, che non esiste), noto “giornale” dispensatore di bufale (come quella storia dei vermi nel cervello di chi mangia sushi). Oltretutto l’articolo citato come fonte su express-news è stato rimosso. Tralasciando le maschere indossate dai soldati in alcune immagini, ci soffermiamo sulle loro divise, che sembrano differenti dalle uniformi ufficiali.

Le uniformi ufficiali dei Marines americani.

Potremmo sbagliarci, del resto chi scrive non è un esperto di ambienti militari e potrebbe aver preso un granchio. Le maschere, poi, potrebbero essere state indossate nella consapevolezza di una successiva diffusione delle foto (sic!). Accortezza non adottata in altre occasioni.Andiamo a fare un giro sui siti cinesi i cui link compaiono in foto, muniti di Google Translate impostato su Cinese/Italiano, e cerchiamo altre risposte. I siti “incriminati” sono quattro: yz68.com, club.sohu.com, mn19.net, bbs.voc.com.cn. Se volete farlo anche voi, vi consiglio di collegarvi a questi indirizzi senza genitori o fidanzate di mezzo, data la massiccia presenza di annunci erotici che dominano quasi tutte le home page. Sarebbe difficile spiegare di star facendo una ricerca giornalistica e risultare credibili…Scegliamo il sito yz68.com ed entriamo nella sezione “Militare confidenziale”, che sembra rispondere alle nostre esigenze (tra le altre sezioni segnaliamo “Località esotiche”, “Mostro alieno”, “Magia naturale”, “Orrore soprannaturale”).Ironia a parte, vi sconsigliamo di ripercorrere questa ricerca se siete impressionabili, perché qui ritroviamo una delle foto che cerchiamo, ma in mezzo ad altre che purtroppo conosciamo (relative alle atrocità di Abu Ghraib). Tutto confermato dalle didascalie cinesi che riusciamo a decifrare: sono i tristemente noti abusi commessi dai soldati statunitensi nella prigione irachena.

Abbiamo verificato una foto esclusivamente perché si trova in un gruppo di altre che già conosciamo e che, come spiegato nell’articolo, Obama ha in parte rese pubbliche. Cosa effettivamente successa (le foto degli stupri sarebbero tra quelle non pubblicate, quindi ha ragione Informarexresistere). Invece no, la foto potrebbe non c’entrare nulla.

Intanto scopriamo che l’articolo pubblicato il 18 gennaio 2012 su Informarexresistere è scopiazzato da quest’altro, datato 28 maggio 2009 (c’è persino lo stesso refuso su Kiberties) e che riprende un articolo del Daily Telegraph uscito il giorno prima, di cui parleremo a breve. Torniamo in Cina. Nella home di yz68.com campeggia una frase che avverte sui contenuti non adatti a bambini, cosa in effetti giusta, e troviamo la bizzarra sezione “Crimini violenza sessuale” che apriamo. In una colonna laterale appare questo articolo. Esso contiene tutte le foto riportate da Informarexresistere. Si cita Wayne Madsen, giornalista statunitense, come fonte. Ci penseremo più avanti.

Nel frattempo, per scrupolo, verifichiamo la fonte del Daily Telegraph. Nel 2009, il giornale britannico intervistò Antonio Taguba, ex generale statunitense, che confermò l’esistenza delle foto. Lo dice anche il Taguba Report, indagine condotta dall’ex generale sugli abusi di Abu Ghraib che confermò torture e stupri portando all’arresto di alcuni soldati americani.

A questo punto proviamo a dotarci di un’arma in più, un motore di ricerca cinese, altrimenti vagheremmo per anni fra tonnellate di pagine da tradurre. Finiamo così su Baido, che pare essere il sesto motore di ricerca al mondo. Consapevoli del fatto che la censura cinese potrebbe aver fatto sparire i contenuti che ci interessano, copiamo il titolo che abbiamo già utilizzato e lo buttiamo su Baido. Dopo aver trovato un sito (nowthatsfuckedup.com) rimosso dopo l’arresto nel 2006 del fondatore Christopher Wilson, ex veicolo illegale di truci immagini dall’Iraq, ci imbattiamo in questo link. Ritroviamo alcune immagini note ma con una storia diversa. Le donne in foto sarebbero delle ragazze costrette dalle famiglie a prostituirsi in cambio del denaro dei soldati, una storiaccia già uscita tempo fa. Ambiguità che nasce già in Cina.

I siti che ricopiano integralmente articolo e immagini da noi trovati sono innumerevoli. Questa mastodontica ridondanza stride però con l’assoluto silenzio apparente del resto del mondo. Troviamo, in compenso, un sito francese che ne parla in un articolo del 18 dicembre 2011. Il sito è “La voce Fulah”, che richiama una piccola società di pastori dell’Africa occidentale tradizionalmente di fede musulmana. Gli unici siti che diffondono le foto sono quindi palesemente schierati.

Guardiamo le date di uscita. Informarexresistere esce il 18 gennaio 2012 (a pochi giorni dal video dei marines già citato), Lavoixpeuhle (“La voce Fulah”) esce il 18 dicembre 2011 (giorno in cui gli ultimi soldati americani avrebbero ufficialmente abbandonato l’Iraq), club.china.com il 18 febbraio 2011 (nei giorni in cui esplode la protesta nel Nord Africa che porterà alla caduta di Mubarak, Ben Alì e Gheddafi) e yz68 il 20 aprile 2010 (un paio di settimane dopo la diffusione di un video che mostra le uccisioni di civili da parte degli Usa). Troppe combinazioni. Oltre alla Cina, di cui conosciamo lo schieramento politico e la censura, i siti occidentali citati sono fortemente ideologizzati.

Ma ci siamo dimenticati di Wayne Madsen! Torniamo su Google e cerchiamo, genericamente, “madsen foto usa abu ghraib”. Finiamo su Google Books alla pagina di un libro curato da Manolo Farci e Simona Pezzano, dal titolo “Blue lit stage. Realtà e rappresentazione mediatica della tortura”, entrambi dottorandi, nel 2009 (anno di pubblicazione del libro), presso l’Università IULM di Milano e autori di diversi volumi.

Ecco cosa scrive Manolo Farci nel saggio “The body horror picture show” al quale Google ci rimanda: «Un episodio significativo per comprendere questo intreccio tra tortura reale e fiction pornografica è quello avvenuto nel gennaio 2008 quando Wayne Madsen, un sedicente giornalista investigativo ed ex agente della NSA (servizi segreti interni americani, ndr), ha pubblicato alcune foto “esclusive” di guardie carcerarie militari Usa che sodomizzano una ragazza irachena detenuta ad Abu Ghraib, senza però citare le sue fonti. In realtà, si trattava di un noto e vecchio falso: le immagini, prese da un sito pornografico, già nel 2004 erano state spacciate come foto di Abu Ghraib e avevano avuto una tale circolazione sul web, che perfino il Boston Globe era arrivato a pubblicarle. […] le foto del presunto stupro di Abu Ghraib sono state ampiamente usate dalla stampa e dai siti favorevoli alla guerra: una volta scoperto che quelle foto erano spezzoni appartenenti a un film pornografico, l’informazione filo-Bush ha gridato che di conseguenza non erano mai avvenuti stupri nei centri di detenzione irachena […] Non è possibile risalire a chi per primo ha diffuso le false diapositive, ma è difficile pensare che non lo abbia fatto con il fine di screditare le vere testimonianze relative a stupri su detenute irachene».

Ma quali sono le foto diffuse da Wayne Madsen? Eccone una, presa da qui.

L’articolo linkato è stato pubblicato il 29 maggio 2009, due giorni dopo l’uscita dell’articolo sul Daily Telegraph. L’autore, Paul Joseph Watson (di PrisonPlanet.com), spiega che le uniformi utilizzate non hanno nulla a che vedere con l’esercito americano, e conferma che la storia delle foto false era già uscita nel 2004, come dice Manolo Farci. Tutto ciò non basta ancora, perché come non possiamo verificare l’affidabilità dei siti cinesi per il semplice fatto che non li conosciamo, così non possiamo verificare l’affidabilità di quelli americani (che però non vivono un regime di censura totale). Ci viene in aiuto questo articolo di Sherrie Gossett sul World News Daily linkato da quello che abbiamo appena letto, il quale riporta proprio la vicenda del 2004, con un sottotitolo eloquente: «Immagini che raffigurerebbero truppe Usa prese in realtà da siti porno». Le immagini arrivano da due siti web: Babes in Iraq (sito americano) e Sex in war(sito ungherese), entrambi di proprietà dell’americana Mac New Enterprises e fondati nel 2003.Il Boston Globe, in effetti,ci casca in pieno e le pubblica prendendole per buone, salvo poi scusarsi parlando di “enorme imbarazzo”, dopo la denuncia del World News Daily. Scuse documentate anche da altre fonti. Nel frattempo i siti porno vengono chiusi. La vicenda è riportata persino da Wikipedia. Addirittura troviamo un articoloche parla della straordinaria diffusione dell’industria pornografica nel mondo arabo, con un’altra foto a noi nota.La macchina della disinformazione si era messa in moto già nel 2004 con la diffusione di queste immagini che portarono molti giornali a fare di tutta l’erba un fascio, bollando ogni foto di abusi in Iraq come falsa. Cosa ampiamente sbugiardata, oggi, che però garantì agli Usa un altro paio d’anni di scuse plausibili. Le foto saltarono fuori nuovamente nel 2009. Curioso pensare come il falso mediatico fu probabilmente manipolato da organi pro Usa e oggi subisca la manipolazione di organi anti-Usa.Se ancora esistessero dubbi sulla contraffazione delle immagini, in ogni caso non esisterebbero prove sufficienti per considerarle vere, quindi non si potrebbero pubblicare sui giornali. Fermo restando che sappiamo bene quanto succeda in guerra, vorremmo solo difenderci dalle cause ideologiche che fanno leva sui sentimenti delle persone e sulle tragedie, proponendo situazioni dalle quali è difficile dissociarsi se si ha cuore e rendendo l’esercizio di razionalità assai difficile. Qui sta, o dovrebbe stare, la differenza tra blog e giornale. In questo caso, poi, la diffusione di queste immagini gioca a favore degli Usa, che possono (potevano) dimostrarne la falsità mettendo in dubbio gli avvenimenti di Abu Ghraib per il principio che se una foto è falsa, tutte le foto simili sono false. Principio dal quale ci dissociamo volentieri e che sta alla radice di questo articolo.

EDIT 22 gennaio 2012:
Dopo la pubblicazione di questo articolo, l’originale pezzo diffuso da Informarexresistere è stato misteriosamente rimosso. Non ne conosciamo le ragioni e non abbiamo trovato tracce di rettifica. Ha subito lo stesso destino anche l’analogo (meglio dire identico) articolo pubblicato da controinformazione.org. Per provare che non ci siamo inventati niente, basti guardare le didascalie delle foto che aprono il nostro pezzo, le quali riportano in basso il “marchio” di Informarexresistere, con stesso font e stile di scrittura del sito di “controinformazione”. Che si siano accorti dell’errore?

2 risposte a "Abu Ghraib, abusi veri e foto false"

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