Spesso si ha a che fare con aziende che scelgono di affidarsi totalmente ai “maghi della comunicazione” per avere “più followerS” (sic!) o recuperare il consenso (in caso si tratti di istituzioni politiche). La comunicazione ha un ruolo centrale nel marketing e nella politica, anche se abbiamo dovuto attendere il boom dei social network per accorgercene, dato che era già così da parecchio tempo. La differenza sta nel fatto che se prima la gestione era nelle mani di chi faceva già qualcos’altro (il direttore del marketing curava anche la comunicazione pubblicitaria, lo spin doctor diceva al politico anche come porsi e cosa dire e suggeriva i comunicati da inviare ai giornali) oggi sono entrati in campo dei soggetti esterni che si occupano esclusivamente della produzione di messaggi calibrati per i diversi mezzi di comunicazione. L’abbondanza di media, infatti, richiede che ci sia una figura dedicata a occuparsene. Questo è normale.
Si dimentica però che il “comunicatore” è posizionato alla fine del processo produttivo che crea i contenuti. La comunicazione non crea, non fa magie e non risolve i problemi che stanno alla base. Se il programma politico di un candidato è lacunoso o contraddittorio, per quanto il capo della comunicazione possa sforzarsi, difficilmente le lacune spariranno, soprattutto in un periodo nel quale il fact checking – la verifica delle affermazioni di un soggetto pubblico in tempo reale – è in grande sviluppo ed è richiestissimo, oltre a essere potenzialmente alla portata di tutti. Lo stesso discorso vale per le aziende, che se non capiscono di dover produrre contenuti per dialogare con i clienti avranno ben poco da lamentarsi che “nessuno ci ritwitta”.
La metafora da utilizzare è quella della bocca e del cervello. Potremo avere una dizione perfetta, oppure un accento affascinante, magari una attraente r moscia (a molti piace), ma se il cervello non invia nessuna parola da dire avremo una bellissima bocca zitta. Il pubblico sta diventando sempre più esigente. La sovrainformazione produce ridondanza di contenuti, quindi non basta più inviare messaggi sperando che succeda qualcosa, bisogna scegliere accuratamente il target, il momento, la lunghezza e il formato dei messaggi. Ma per creare un rapporto con il pubblico è necessario dare vita a una vera e propria narrazione con un costante lavoro di produzione di contenuti interessanti. Le aziende e i politici che comunicano esclusivamente se stessi non hanno alcun appeal, e in quel caso nessun mago della comunicazione potrà risolvere il problema di mentalità che sta all’origine. Prima di pretendere che i social network facciano i miracoli, è il caso di ricordarsi che se non diciamo nulla nessun post o tweet potrà farlo al posto nostro.
Copertina: buzzbiz.it
Foto: resistenzaumana.it