Kim-Jong-un-FamilyLa penisola coreana sta animando il dibattito nel nostro Paese forse più della mancanza del governo. Si sente già parlare di guerra, anche perché al momento Kim Jong Un, leader assoluto della Corea del Nord, minaccia di farla scoppiare da un momento all’altro, aggredendo le basi americane a portata di missile. Notizia recente, e allarmante, è lo spostamento – e relativo caricamento – di due missili a medio raggio sulla costa orientale. Inoltre, Pyongyang ha annunciato che dal 10 aprile non garantirà più la sicurezza delle ambasciate straniere sul territorio nordcoreano. Possibile che Kim Jong Un sia solamente pazzo e sconsiderato e stia adoperandosi in una dimostrazione muscolare utilizzata spesso da suo padre?

Nella prima parte dell’articolo di Claudia Astarita per Panorama, emerge l’ipotesi di un possibile riequilibrio di forze in Asia orientale. Ed è soprattutto la posizione della Cina che va considerata. Sembra che Pechino non sostenga il giovane dittatore nordcoreano in una eventuale guerra con gli Stati satellite degli Usa, ma schiera parte delle forze militari sulla costa orientale. Il Giappone è preoccupato, sia dai missili, sia da Cina e Russia. Gli ingredienti per una nuova guerra fredda ci sarebbero tutti, ma prima di correre al titolo – quasi ci fosse un’ansia da guerra per avere qualcosa da raccontare – è meglio stemperare i toni e ricordarsi delle numerose minacce di Pyongyang nel corso della storia, utilizzate come strumento per ottenere aiuti economici. Quello che incute più timore adesso è la prospettiva di una guerra nucleare, i nordcoreani verrebbero annientati, certo, ma comunque potrebbero causare ingenti danni umanitari e ambientali. A proposito di pericoli nucleari, lo Yomiuri Shimbun, uno dei quotidiani più venduti del Giappone, preferisce aprire la propria home page online con la notizia di una perdita d’acqua contaminata dai serbatoi di Fukushima.

Sempre secondo lo Yomiuri Shimbun, sarebbe plausibile un attacco alla base americana di Guam il 15 aprile, data in cui ricorre il 101° anniversario della nascita di Kim Il Sung, nonno di Kim Jong Un e “Grande leader” della Nord Corea, di cui fu fondatore e Primo Ministro dal 1948 al 1972. Da quell’anno alla sua morte, avvenuta nel 1994, fu capo dello Stato, sostituito poi dal figlio Kim Jong Il. Il 15 aprile potrebbe essere una data simbolica plausibile. In quel giorno, la Corea del Nord entrerà ufficialmente nell’anno Juche 102, perché il conteggio degli anni, per Pyongyang, non parte dalla nascita di Gesù Cristo ma dalla nascita di Kim Il Sung. Una sorta di Capodanno che ricorda tanto il conteggio del tempo che passa durante il Ventennio fascista in Italia. Concetto simile, peraltro, perché Juche identifica anche l’ideologia coreana, fondata da Kim Il Sung, secondo la quale “l’uomo è il padrone di ogni cosa e decide ogni cosa”.

web-kim-jong-un-gettySembra chiaro che la Corea del Nord non guadagnerebbe nulla dal conflitto, a meno che dietro questa provocazione un po’ più seria delle altre non ci sia dell’altro. Su China Files un ottimo articolo chiarisce meglio la situazione, la strategia nordcoreana di riarmo nucleare potrebbe emulare la Repubblica Popolare Cinese e la propria autarchia, in questo senso troverebbe spiegazione la chiusura ai sudcoreani dello stabilimento cogestito di Kaesong, unica fonte di valuta estera per Pyongyang, che dà lavoro a 50mila persone. Ma le dimensioni ridotte della Corea del Nord rispetto alla Cina potrebbero mandare in fumo questo piano, per questo Pechino ha mobilitato parte del proprio esercito, forse per prepararsi a un eventuale collasso del regime dei Kim, che finora fungeva da cuscinetto rispetto all’influenza degli Stati Uniti in Asia con Giappone e Corea del Sud. Pyongyang è il perno di uno scontro più “sotterraneo” tra Cina e Usa.

Le aggressioni di Kim Jong Un mettono in seria difficoltà il regime cinese, le cui decisioni potrebbero determinare lo scoppio di uno scontro più ampio oppure circoscriverlo. Sempre su China Files apprendiamo dell’inizio di esercitazioni congiunte tra truppe cinesi e nordcoreane: sembra che il pericolo di una Corea unificata sotto l’egida Usa spaventi Pechino più della prospettiva di una guerra. O forse, controvoglia, il regime comunista deve ottemperare a un trattato che obbliga la Cina a intervenire per difendere la Corea del Nord qualora venisse attaccata. Potrebbe essere questa la strategia di Kim Jong Un per prendere la Corea del Sud? Successe una cosa del genere a casa nostra oltre un secolo e mezzo fa, quando il Piemonte, guidato da Camillo Benso conte di Cavour, firmò un trattato con la Francia di Napoleone III che la obbligava a intervenire in caso di attacco ai danni di Torino. Subito dopo, Cavour spostò l’esercito sul Ticino per provocare gli austriaci al confine, i quali cedettero e dichiararono guerra al Piemonte che, forte dell’aiuto francese, si prese la Lombardia. Naturalmente parliamo di ben altri tempi, ma la ratio potrebbe essere la stessa e non rappresenterebbe una novità in ambito militare.

Ma è anche vero che oggi, tra tutte le parti in causa, è davvero difficile trovare un beneficio generato da un possibile conflitto, come spiega bene Geopoliticamente. Più probabile che Kim Jong Un stia cercando un modo per aumentare il proprio consenso in patria (è pur sempre un “ragazzino” di 29 anni che deve farsi accettare dalla gerontocrazia) e ottenere maggiori aiuti internazionali a fronte di una promessa di tregua. Capire la situazione da qui è piuttosto complicato, perché da un lato giungono notizie di sudcoreani e giapponesi terrorizzati, dall’altro si parla di assoluta calma. Forse qui si sta un po’ esagerando, anche perché le forze militari statunitensi schierate in Corea del Sud erano già previste per un’esercitazione congiunta programmata a febbraio. Ci vuole più o meno la stessa prudenza che stanno utilizzando Obama e il suo Segretario di Stato Kerry, la cui calma apparente fa pensare che ci sia già una trattativa in atto, indipendentemente dalle truppe.

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