È presto per tirare le somme, ma possiamo già fare qualche considerazione di metodo sull’introduzione degli hashtag su Facebook. Il cambiamento potrebbe insidiare Twitter, anche se, naturalmente, dovremo capire quale utilizzo se ne potrà fare su Facebook.
Intanto non è un’innovazione ma un’operazione quasi obbligata per portare Facebook al passo con tutti gli altri social network, da Twitter, Tumblr e Pinterest fino a LinkedIn e Google+, spinta probabilmente dal recente acquisto di Instagram da parte del colosso di Mark Zuckerberg. L’integrazione con questi due mezzi ha reso l’introduzione del ‘cancelletto’ su Facebook solo una questione di tempo.
Passata l’euforia iniziale, questa funzionalità sarà molto utile alle pagine (e al massimo per i profili pubblici). Rappresenta l’introduzione della traversalità dell’informazione: l’utente non è più obbligato a cercare di volta in volta le pagine che potrebbero parlare di un certo argomento, ma potrà utilizzare gli hashtag e sapere subito chi sta parlando di cosa, senza più ‘fidarsi’ esclusivamente dei post sponsorizzati.
Visibilità gratis? Non è detto che gli hashtag intaccheranno le inserzioni, perché queste ultime possono essere mirate sin nel dettaglio (non dimentichiamo Graph Search) mentre, per ora, gli hashtag sono onnicomprensivi. Sicuramente i grandi brand e i gruppi editoriali avranno l’opportunità di costruire discorsi che vadano oltre il singolo post, alla maniera di Twitter ma più statici. Forse, in questo, Facebook appare più simile a Google+. E poi gli hashtag non sono obbligatori, mentre le informazioni personali praticamente sì, quindi sarà molto più semplice rintracciare i gusti di un certo target attraverso una apposita ricerca, piuttosto che spulciando gli hashtag.
Gli effetti si vedranno soprattutto nell’organizzazione delle ricerche e nelle interazioni all’interno delle cerchie di cui già si fa parte. A meno di non cambiare qualcosa sulla privacy dei post, difficilmente i nostri bellissimi hashtag saranno visibili oltre i nostri contatti, a meno di non rendere pubblici i post. Solo ciò che è già pubblico diventa indicizzabile, ma su Facebook ci sono talmente tanti utenti che sarà necessario, a breve, introdurre dei filtri almeno per nazionalità, esattamente come fa Twitter.
Per adesso è un bel giocattolino, ma presto diventerà un interessante strumento di marketing e informazione. Sperando si vada oltre i pregiudizi e si smetta di considerare il cancelletto un fine, ma si impari a trattarlo come un mezzo, uno dei tanti a disposizione.