I social media possono essere utilizzati per valorizzare il patrimonio culturale che già possediamo, sono uno strumento fondamentale per posizionare il turista/visitatore al centro dell’attenzione, rendendolo partecipe delle attività culturali che gli vengono offerte. Lo hanno capito i ragazzi della Pinacoteca Agnelli di Torino, che sabato 15 giugno hanno organizzato un bellissimo blog tour dal titolo #gioiadarte, dall’omonimo hashtag (originale e accattivante) utilizzato per raccogliere tutte le comunicazioni dell’iniziativa.
Un gruppo di blogger individuati dall’organizzazione ha quindi potuto accedere al museo con visite guidate e un workshop (e annesso pranzo) per toccare con mano la sostanza dell’offerta culturale. Qual è stato l’effetto di #gioiadarte?
Il visitatore si sente coccolato ed è ben disposto nei confronti dei contenuti, li assorbe più facilmente e può finalmente diventare protagonista. Chiaramente si tratta di un evento promozionale all’interno del quale è stato possibile, per i blogger, provare tutto. Ma si tratta di attività sempre disponibili al grande pubblico. Le visite guidate sono fondamentali per capire che cosa si sta guardando, a meno di non essere esperti, e grazie alle descrizioni della guida (il bravo Valerio), maggiori contenuti hanno permesso agli osservatori di apprezzare le opere contenute nel museo: da La negresse di Manet (1862), primo quadro raffigurante il ritratto di una donna di colore, ai sette dipinti di Matisse che fanno della Pinacoteca il museo italiano con il più alto numero di opere del pittore francese.
Sono contenuti di facile accesso che è possibile fruire con una banalissima ricerca su Google. Il punto è: chi lo fa? Il cambiamento del flusso di informazione (non più il lettore che cerca notizie, ma viceversa, dato l’altissimo numero di contenuti condivisi ogni secondo, le notizie che vanno a pescare i lettori) impone una comunicazione mirata. Il blogger ha già un suo pubblico, quindi ha senso ‘utilizzarlo’ per far parlare di sé nel caso in cui le tematiche da lui trattate abbiano affinità con la propria mission. Nella fattispecie, #gioiadarte rappresenta una insperata apertura comunicativa da parte del mondo culturale nei confronti dei nuovi media, con la consapevolezza che l’uno non possa più fare a meno degli altri. La Pinacoteca Agnelli sfoggia inoltre allestimenti degni dei migliori musei europei, con l’unico handicap delle dimensioni ridotte.
Si può raccontare la cultura anche tutti insieme, dando facoltà al turista/visitatore di condividere la propria esperienza con gli altri, creando a sua volta nuove esperienze. L’attenzione dell’ente è imprescindibile. Questo è ciò che ha appassionato i blogger di #gioiadarte, tutti sinceramente interessati all’arte (almeno per un giorno) e portati a cercare confronto e condivisione sui social media. La mostra temporanea di Jean Prouvé (architettura e design) finisce così su Tumblr, Pinterest, Instagram e via dicendo. E che dire dei futuristi inclusi nella collezione permanente? La Velocità astratta di Giacomo Balla ha realizzato se stessa diffondendosi in tempo reale attraverso i social network, potenzialmente, in tutto il mondo. Filippo Tommaso Marinetti e i suoi successori avrebbero mai immaginato una cosa del genere?
Oggi è l’esperienza che conta, essa fornisce un qualcosa in più rispetto a una semplicissima ricerca su Google o alla banale scansione di un QR code. La Pinacoteca Agnelli è il primo museo torinese a compiere questa operazione e il risultato di #gioiadarte è stato quello di creare una narrazione intorno all’ente: l’anima della promozione 2.0. Ora tocca agli altri capire che per intrigare le persone occorre renderle partecipi e, a questi fini, i social media sono un’arma formidabile. Torino è una realtà in fermento e l’avvento di strategie di engagement nella cultura è davvero una bellissima sorpresa.
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